La tematica dell’utilizzo di tecnologie web 2.0 sta crescendo anche in Italia, almeno a livello di curiosità. Lo testimonia il fatto che Idc (www.idc.com) ha dedicato uno dei suoi recenti meeting al tema: Virtualization & Enterprise 2.0.Subito un dato di rilievo: nella mattinata dedicata al web 2.0, al termine delle relazioni, il panel di discussione ha visto una rilevante partecipazione in termini di domande e di interventi da parte del pubblico, e molti di questi porponevano o richiedevano approfondimenti sulla discussione in atto.Alessandro Lorenzelli, practice manager di Idc, nell’introduzione alla giornata ha definito il web 2.0 “una tempesta perfetta, che è il segnale di una evoluzione sociale prima ancora che tecnologica. È sintomo che l’attenzione tra gli utenti si sta spostando da un focus sulla tecnologia e sulle opportunità che offre alla conoscenza e alle persone che la detengono”. Si amplia a dismisura una caratteristica già presente nel web 1.0, la capacità della rete di consentire alle persone di entrare in relazione, di coltivarla e di approfondirla sulla base di curiosità, gusti, interessi comuni, siano essi legati all’intrattenimento o all’attività professionale. Oggi le nuove tecnologie consentono alle persone di aggregarsi quindi intorno a parametri “tribali”, e di converso anche le aziende che con esse vogliono dialogare sono in grado di leggere il mercato in base a criteri diversi dai vecchi parametri: età, reddito e via elencando. “Delle 5 forze che guidano il mercato, teorizzate da Porter (Professore alla William Lawrence University e uno dei maggiori contribuenti della teoria della strategia manageriale, ndr)”, osserva Lorenzelli, “il potere del consumatore è quella che è cresciuta a dismisura”.Quindi il primo messaggio è che cambia la qualità dell’interlocuzione, perché aumentano e si fanno più fini i criteri di lettura dei target. Il secondo messaggio di Idc è la necessità di un cambiamento culturale dentro le aziende che deve accompagnarsi a un mutamento organizzativo, “cambiare dentro per poter capire cosa è cambiato fuori”.I Cio, insieme alle loro aziende, sono al centro di questa tempesta, perché devono sforzarsi di interpretare i fenomeni, accompagnarli, e cogliere le opportunità evitando, se possibile i rischi. Lo ha spiegato bene Emanuele Della Valle del Cefriel (www.cefirel.it), spiegando come oggi “le business application possano usufruire del mashup di procedure aziendali e di web services, predisponendo in azienda piattaforme web che utilizzino processi gestiti e dati forniti da altri. La complessità del mondo che ci circonda, con i suoi cambiamenti e i problemi che abbiamo creato, ci costringe a cambiare il nostro modo di pensare”.Della Valle vede due vie per affrontare il cambiamento: “il ricorso ad architetture Soa e il web 2.0. Le prime hanno benefici evidenti, in termini di riduzione drammatica dei costi variabili; è un approccio molto strutturato che consiste nell’individuare le parti potenzialmente comuni a più dipartimenti, la loro trasformazione in servizi a supporto dei processi interni ed esterni all’azienda. Il web 2.0 mette l’accento sulle persone, sulla possibilità di interagire tra loro in modi prima impensabili, creando una forza enorme che deriva dall’intelligenza collettiva; il cambiamento è di paradigma, non di tecnologie, ma della società e di attitudine delle persone”, spiega Della Valle.Il senso principale di questa attitudine è la disponibilità a condividere, e questo spiega il successo di moltissime applicazioni fatte per condividere pensieri, testi, file multimediali, emozioni. Non è solo un fatto adolescenziale, a patto che non si scambi il mezzo con il fine. Il social networking nell’impresa è condivisione di conoscenza, sviluppo di senso di appartenenza, capacità di muoversi in sintonia per realizzare gli obiettivi aziendali, capitalizzazione delle idee migliori per studiarne la replicabilità, strategia per coinvolgere i clienti nella progettazione dei prodotti-servizi, canale di ascolto delle loro esigenze: the customer is the king. Il messaggio di Della Valle per i Cio è che “sta arrivando una classe di tecnologie che cambiano il modo di fare business: Zoopa (portale che consente di creare da sè pubblicità e campagne marketing - ndr) per ideare la pubblicità chiede idee alla rete e le utilizza anche per rendere alle aziende clienti la percezione del mercato sui loro prodotti e servizi, sul marchio, sui colori aziendali”. Ancora: “i Cio possono utilizzare il fenomeno dei mashup, servizi creati integrando semplici script per realizzare applicazioni combinando servizi esposti sul web”. Il servizio Amadeus per le aviolinee o Amazon e eBay sono esempi di integrazione di servizi in piattaforme che aprono nuove occasioni di business. “A medio termine”, secondo Della Valle, “i due mondi, Soa e web 2.0 sono destinati a divenire complementari. Cefriel sta lavorando sulla frontiera di questa evoluzione, per risolvere un problema: il moltiplicarsi di servizi eterogenei, da combinare in complessi business process che attraversano l’organizzazione è di non facile soluzione”. Larry Ellison, Ceo di Oracle (www.oracle.com), sostiene: “l’omogeneità semantica rimane il principale intoppo all’integrazione di applicazioni, un intoppo che i web services da soli non risolveranno”. A questo scopo in Cefriel stanno lavorando a un progetto di sviluppo di una piattaforma web per la ricerca semantica di servizi. Nel frattempo, ha ricordato Stefano Bucci, sales consulting director di Oracle, è bene procedere con cautela: “i benefici sono molti, in termini di produttività, comunicazione, cooperazione e innovazione; ma vi sono anche fattori inibitori: la maturità delle tecnologie, la necessità di integrazione e la scalabilità delle applicazioni, la necessità di avere politiche di deployment accurate per non incidere troppo sui costi, fornitori piccoli e innovativi. Il consiglio è quindi di adottare una strategia basata su standard integrati, salvaguardia degli investimenti pregressi, nuovi approccio all’interazione degli utenti basata su task e orientata ai contenuti”.Il panel finale è stato una jam session di idee e stimoli grazie a Pietro Gentile, vice president di Inter.Media (www.intermedia.to.it) e Claudio Pasqua, Search Engines Optimization Services manager di Time&Mind (www.timeandmind.net). Si sono occupati delle trasformazioni culturali in atto e delle prospettive future. È in corso un mutamento dell’ecosistema, delle attitudini e degli atteggiamenti, di cui la tecnologia è fattore abilitante. Gentile ha ricordato che Don Tapscott, chairman di New Paradigm (www.newparadigm.com - vedi intervista esclusiva a ZeroUno nell’articolo seguente) e noto esperto di business strategy, ha raccontato di aver capito da suo figlio di otto anni come funziona Facebook, e di come si sia reso conto che per i teenager il concetto di privacy non esiste; Twitter è la registrazione quasi maniacale di ciò che si sta facendo nella giornata per comunicarlo agli amici (e Fuggetta al Cefriel pensa di usarlo come instant messaging tra i suoi capo progetto). La Wikinomics sta invadendo alcune imprese: in Sun Microsystems (www.sun.com) su 34mila dipendenti ci sono 3000 blogger. Pasqua ha paragonato la rete a “un sistema complesso in cui non è importante l’individuo in sé, bensì l’aggregazione di molti individui che aumentano l’intelligenza del sistema. Sono le conversazioni sommate tra loro che creano il senso, così come l’interazione di migliaia di persone su Wikipedia produce una enciclopedia che ha un’accuratezza simile all’Enciclopedia Britannica, curata da grandissimi esperti, ma aggiornabile in tempi storici”. Vi sono però anche sintomi di un raffreddamento dell’entusiasmo: Business Week ha recentemente prodotto uno speciale che registrava la disaffezione di miglia di utenti di Facebook e My Space, legata all’introduzione della pubblicità, alla limitazione delle applicazioni generate dagli utenti, piuttosto che alla polemica sulla possibilità di esportare i propri dati dalle piattaforme. Ma a fronte di questi inciampi, continuano a nascere nuovi network e servizi di nicchia che aumentano la massa critica e alimentano l’ecosistema digitale.In questo spostamento di moltitudini, le aziende devono osservare e sperimentare, rispettare i clienti perché l’infedeltà è alta e si lotta per conquistare l’attenzione in un mondo caotico. Soprattutto occorre evitare l’errore di entrare in questo ecosistema con modelli vecchi: Second Life ha dimostrato che i flop aziendali erano legati all’idea di fare marketing tradizionale in un mondo nuovo. L’ambiente va osservato e vissuto come una palestra per sperimentare il futuro; i suoi limiti sono legati alla difficoltà d’uso, ed ora si pensa di introdurre la voce per facilitare le interazioni. Per Pasqua il futuro sta nell’integrazione tra ambienti virtuali o sintetici e social networking. In ogni caso il futuro è cominciato.
fonte zerouno web