Riciclaggio on line, due condannati

Rispondono ad un´offerta di lavoro su Internet e vengono condannati per riciclaggio. Padre e figlio, un imprenditore e uno studente universitario, secondo quanto ha deciso il gup, dovranno scontare un anno e 4 mesi, pena sospesa, per avere trasferito oltre 5 mila euro su conti russi partecipando a una truffa telematica. I due si professano innocenti e inconsapevoli di essere stati l´anello di un raggiro internazionale. Il giudice, invece, ha anche riconosciuto l´elemento del dolo eventuale.
Il phishing (prendere all´amo internauti con annunci civetta sul web) colpisce ancora e stavolta pesca nel mucchio due persone, allettate dai facili guadagni garantiti facendo semplicemente transitare sul proprio conto danaro che poi è stato accreditato in conti all´estero. La denuncia del truffato, una società sportiva di Bologna, la «Asd Sport Insieme», ha portato la polizia postale fino a Palermo.
L´iter del danaro era stato spiegato in alcune e-mail a Vincenzo Oliveri e al figlio Fabrizio che avevano risposto ad un annuncio di lavoro nel novembre del 2007. I due, contattati dalla sedicente azienda Inkore di Madrid, dovevano operare da casa. Un computer, un conto corrente e voglia di arrotondare lo stipendio alla base del contratto proposto dalla Inkore, che si spacciava come società di rivendita auto. Le somme che i due avrebbero ricevuto - veniva spiegato loro nelle e-mail - dovevano prima essere prelevate in contanti e poi accreditate su conti russi attraverso la Western Union. Da quest´operazione, padre e figlio dovevano tenere in liquidità l´8 per cento del valore. I bonifici, a distanza di pochi giorni, sono stati di 2 mila e 700 euro e di 3 mila e 100.
Alla terza operazione, Oliveri avrebbe sentito puzza di bruciato e cercato di accertare anche con la Camera di commercio la posizione dell´azienda spagnola. Ma, nel frattempo, la macchina degli accertamenti era stata avviata a Bologna dove il conto online della Asd era stato in parte prosciugato. Padre e figlio sono stati presto individuati grazie alla causale degli ammanchi che, sul conto della società sportiva, riportava il nome di Fabrizio Oliveri quale beneficiario delle somme sottratte alla Asd. Il titolare della società ha però garantito alla polizia di essere l´unico a conoscere le coordinate del conto corrente e che quelle somme lui non le aveva mai prelevate.
fonte repubblica

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