Due sentenze giudiziarie di parere diametralmente opposto gettano nella confusione eBay, le aziende di mezzo mondo e anche gli acquirenti. Oggi l'ultima, emessa dalla Corte distrettuale di New York in una causa che vedeva le gioielliere Tiffany nella parte di denuncianti, è stata favorevole a eBay: secondo il tribunale non spetta al sito vigilare sull'autenticità dei prodotti che vende nelle proprie aste.Il sito di aste online eBay deve vigilare sull'autenticità dei prodotti che vende, altrimenti deve pagare i danni all'azienda che danneggia. Anzi no. Spetta alle aziende difendere i propri marchi.Due sentenze giudiziarie di parere diametralmente opposto gettano nella confusione eBay, le aziende di mezzo mondo e anche gli acquirenti. Oggi l'ultima, emessa dalla Corte distrettuale di New York in una causa che vedeva le gioielliere Tiffany nella parte di denuncianti, è stata favorevole a eBay: secondo il tribunale non spetta al sito vigilare sull'autenticità dei prodotti che vende nelle proprie aste. Alla fine di giugno invece un tribunale parigino ha condannato, sempre per la vendita di oggetti "falsi", il sito di aste online, costringendo la compagnia a risarcire il colosso del lusso Moet Hennessy Louis Vuitton per la cifra record di 40 milioni di euro.Vista l'evidente differenza di vedute dei giudici ora c'è chi parla di una necessaria differenziazione del business per eBay, che (se le decisioni in questione fossero confermate, siamo per entrambe le sentenze al primo grado di giudizio e i ricorsi sono già stati annunciati) in sostanza potrebbe trovarsi in Europa a dover controllare l'autenticità della merce mentre potrebbe evitarlo negli Stati Uniti. Il problema di una differenziazione di questo genere è che al momento le transazioni intercontinentali non sono affatto rare: esiste il rischio confusione per i consumatori, che si troverebbero ad acquistare con regole differenti a seconda del luogo di messa in vendita dell'oggetto.
fonte agenda comunicazione