Corte di giustizia europea: Google deve cancellare dai risultati delle ricerche le pagine che violano la privacy. Ecco il testo della sentenza

Secondo quanto disposto da una sentenza della Corte di Giustizia Europea, resa nella causa C-131/12, Google è tenuta alla rimozione dei contenuti che ledono ingiustamente la privacy.
Secondo la Corte, infatti, il gestore di un motore di ricerca è "responsabile del trattamento da esso effettuato dei dati personali che appaiono su pagine web pubblicate da terzi".


Per tali ragioni se eseguendo una ricerca sul nome di una persona, l'elenco dei risultati mostra un link ad una pagina che contiene informazioni su tale persona, questa ha la possibilità di richiedere la rimozione del link e, se il gestore del motore di ricerca non da seguito alla richiesta, è possibile adire le autorità competenti per ottenere la soppressione del link.

Con questa decisione la Corte di Giustizia ha accolto il ricorso di un cittadino spagnolo che, ricercando il proprio nominativo su Google, aveva rinvenuto tra i risultati la notizia di un asta immobiliare a suo carico, pubblicata da un quotidiano a diffusione nazionale e risalente ad oltre un decennio prima.

Al rifiuto della testata giornalistica e del motore di ricerca di rimuovere il suddetto link, l'interessato si rivolgeva al Agenzia spagnola di protezione dei dati.

Il suo reclamo però veniva respinto nella parte in cui richiedeva che fosse il titolare del sito Web a rimuovere le informazioni pubblicate ritenendo che l'editore avesse pubblicato in modo legittimo quelle informazioni.
Per contro, il reclamo è stato accolto nei confronti di Google Spain e Google Inc a cui è stato richiesto di adottare le misure necessarie per rimuovere i dati dei loro indici.

Google Spain e Google Inc. si sono quindi rivolti alla "Audiencia Nacional (Spagna)", chiedendo l'annullamento della decisione e a quel punto il giudice spagnolo ha sottoposto la questione alla Corte di giustizia.

Nel ragionamento dei giudici comunitari, il motore di ricerca è soggetto adibito alla raccolta dei dati personali ai sensi della direttiva 95/46/CE ed è quindi tenuto alla protezione degli stessi.

In particolare, poiché Google processa tutti i dati provvedendo all'estrazione, registrazione, organizzazione degli stessi prima ancora che alla conservazione e comunicazione mediante la messa a disposizione delle informazioni, agisce in qualità di responsabile del trattamento dei dati.

Invero, anche quando i contenuti sono resi disponibili da altri, il motore di ricerca non può sottrarsi all'applicazione della direttiva che mira alla tutela del diritto alla privacy.

Tale diritto è tuttavia destinato a soccombere qualora i contenuti riguardino personaggi pubblici o vicende di interesse generale: in questi casi, il diritto del pubblico all'informazione prevale su quello del singolo alla riservatezza e all'oblio.

Qui di seguito il testo in Italiano della sentenza e a seguire il testo del comunicato stampa della Corte.



http://www.studiocataldi.it/news_giuridiche_asp/news_giuridica_15786.asp












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